Il vero leit-motiv delle campagne elettorali italiane, che siano politiche, amministrative o europee, è ormai lo stesso: gli scandali politico-economici legati ai due maggiori schieramenti.
Sabato 9 marzo Matteo Renzi, intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa, ha espresso posizioni di grandissimo buonsenso. Tranne una.
Il “mediagate” ferragostano lanciato da la Repubblica, la notizia che i consiglieri regionali del MoVimento 5 Stelle, e in particolare l’eletto in Emilia-Romagna Giovanni Favia, hanno utilizzato fondi pubblici per acquistare ospitate radiofoniche e televisive, rappresenta un’ottima variante di una tendenza ormai consolidata nella politica e nel giornalismo italiano: quella a spostare il fuoco da una questione di policy a una presa di posizione decisamente political.
“La personalizzazione dei partiti non è solo […] un fenomeno di vertice. Si è insinuata anche dal basso, rinvigorendo l’antica tradizione italiana del particolarismo. Accanto ai macro-leader nazionali, si sono moltiplicati a centinaia i micro-capi locali che fanno ormai squadra a sé. L’Italia dei grandi partiti appare definitivamente alle spalle, e non sarà certo il tramonto di Berlusconi a farla resuscitare”.
Le elezioni non si vincono solo con la comunicazione. È bene ricordarlo, soprattutto nell’epoca in cui l’alluvione comunicativa sembra aver annullato l’azione e l’importanza di tutte le istituzioni di socializzazione – scuola, partiti, giornali (Morcellini, 2011).
L’antipolitica del Movimento Cinque Stelle si colloca perfettamente in linea con la tradizione italiana: una visione che è più propriamente “anti-politici” nel senso che l’obiettivo da colpire è la classe politica, non tanto lo Stato troppo invadente e nemmeno il sistema dei partiti in quanto tale, se non in quanto ‘parcheggio’ di politici appunto incapaci. Questo è un tratto non solo italiano, ma certo prevalente nel populismo all’italiana, quello che, intenderci ha pervaso la politica del nostro paese in molte sue fasi storiche, ma soprattutto nella Seconda Repubblica.
La prima settimana politica e mediale trascorsa dall’exploit alle Amministrative del MoVimento 5 Stelle, dominata a partire da martedì 8 maggio dal duello virtuale tra il “Grillo rampante” celebrato dall’ultima copertina de “L’Espresso” e il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si conclude con il ritorno a temi più direttamente di campaigning. Domenica 13 maggio Luis Alberto Orellana, il manager candidato a Pavia, ribadisce la politica di alleanze con altre forze politiche del movimento: “Non se ne parla” (http://affaritaliani.libero.it/politica/m5s-orellana130512.html).