C’era una volta un leader dalle certificate capacità mediatiche, che, al centro delle polemiche giudiziarie di una campagna elettorale ad alto tasso di drammatizzazione (Pasquino, 2002), telefonava in diretta in una celebre trasmissione televisiva.
Mentre in tutto il mondo, la comunicazione è diventata il settore trainante dell’economia e elemento fondamentale per ogni campo della società, in Cina la battaglia per affermare la libertà di consultare e di intervenire nelle Rete mondiale è ancora molto lunga.
Il lungo collegamento telefonico realizzato ieri sera a Porta a Porta con il Presidente del Consiglio rappresenta il climax dell’ultima puntata di uno scontro istituzionale che si alimenta della contrapposizione tra le istituzioni “presidiate” dai residui della “vecchia” politica e il “governo del fare”, che combatte per il suo diritto a portare a termine il mandato ottenuto nell’aprile dello scorso anno.
Una nuova tappa a testimoniare il rapporto sempre più stretto tra politica e new media, protagonisti la coppia presidenziale francese. Il presidente Sarkozy, che finora non si è dimostrato particolarmente abile ed interessato all’uso dei social network, stupisce i francesi (e non solo) annunciando che racconterà “in diretta” su Twitter cosa succederà al prossimo vertice internazionale di Copenaghen sul clima.
L’archivio storico dell’agenzia di stampa Adnkronos è, da oggi, aperto a tutti. Sarà possibile consultare sul sito i 5 milioni di documenti, ordinati in senso cronologico dal 1° gennaio del 1996 fino ad oggi. Dal G8 di Genova all’11 settembre 2001, dalla guerra del Golfo alla morte di Papa Giovanni Paolo II. I cosiddetti “lanci” di notizia resi pubblici sono suddivisi per categorie. Presente anche il tag “politica”, efficace mezzo di controllo ad esempio di notizie, avvenimenti, promesse, impegni. Uno strumento interessante per giornalisti, blogger e anche per osservatori e centri di ricerca del mondo accademico come Mediamonitor.
Il Pd ci ha preso gusto. Dopo le candidature per le Primarie a prova di web, ecco la dichiarazione, politicamente rilevante sia nei contenuti quanto nella comunicazione, con la quale Dario Franceschini scarica la compagna di partito Paola Binetti. “Dice che non può votarmi per le mie posizioni su laicità e testamento biologico. Sorry: rispetto le sue idee ma non cambio le mie”. Il segretario usa il proprio profilo su Twitter, per annunciare la sua decisione a meno di un mese dal congresso del Partito Democratico.