Il libro di Rita Dietrich rappresenta una sorta di “diario minimo” dei riferimenti utili ad affrontare un discorso pubblico sulla politica e la sua crisi.
L’autrice sceglie di seguire l’evoluzione di una specie definita “Politicans Occidentalis Italicus”, che è poi lo Zoon Politikon aristotelico, passando in rassegna prima i classici del pensieri filosofico occidentale su origine e significato della democrazia – Platone, Aristotele appunto, Hobbes, Locke, Rousseau, ma anche Tommaso D’Aquino (il pensiero del quale, Umberto Eco a parte, è fra i meno battuti in questo campo). Poi i connotati salienti della Prima e della Seconda Repubblica italiana; infine, sulla scorta di questi, i tratti della crisi della pratica democratica e della disaffezione elettorale.
Il lettore che superi il piccolo trauma di trovarsi di fronte a una definizione ostica come quella di “Politicans Occidentalis Italicus” trova, nei capitoli successivi, una trattazione estremamente chiara, supportata da un linguaggio chiaro e scorrevole, e da numerosi esempi “umanizzanti”.
La difficoltà di recarsi alle urne è rappresentata, in apertura, dal signor Pasquale, “impermeabile beige, ombrello e bastone, nella tasca qualche bigliettino dato da amici e partenti e in testa una confusione di tanti simboli di fiori, scudi, cerchi, bandiere, stelle ma soprattutto di nomi più o meno conosciuti” (p. 15).
Il disorientamento dell’elettore moderato di centro dopo la crisi del 1989 è rappresentata da Mario, commercialista romano di sessant’anni, e da Massimo, operaio di Milano, due personaggi tratteggiati à la commedia all’italiana; maschere di un’Italia in dubbio più che stereotipi narrativi, che si trovano protagonisti di un faticoso “inseguimento” delle evoluzioni delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra nel corso della Seconda Repubblica (pp. 33-34).
Il risveglio dell’attivismo civico, nonostante le avversità prospettate da una società corrotta e da un mondo del lavoro apparentemente blindato è incarnato da Mauro e Marco, giovani che dagli studi di scienze politiche e sociali traggono spinte all’azione forse inaspettate: il primo professa di fatto le scelte politiche teorizzate da Alexis de Tocqueville (pp. 76-78), il secondo trova nell’attivismo in rete l’antidoto all’apatia politica teorizzata da Bobbio (pp. 89-91).
L’insieme di queste micro-storie rende “vivi” i riferimenti teorici evocati da Rita Dietrich. E chiariscono la natura del volume: non un pamphlet, come il titolo potrebbe far pensare, ma una guida alla lettura. Che in quanto tale non si spinge a costruire un percorso evolutivo in senso stretto del “Politicans Occidentalis Italicus” (Marco non è più “evoluto” di Mauro, anche se usa strumenti partecipativi più moderni), non impone una conclusione al percorso, ma lascia al lettore di trarre la sua, in un processo di immedesimazione o forse perfino proiezione in questi personaggi in cerca d’autore.