Un deciso cambio di stile nella comunicazione del governo italiano, per alcuni addirittura un capolavoro di comunicazione istituzionale e politica. Così viene definito in Rete nella serata del 4 gennaio il comunicato con cui Mario Monti risponde alla’interrogazione a risposta scritta che fonti stampa attribuiscono a Roberto Calderoli circa “le modalità di svolgimento della cena del 31 dicembre 2011 del medesimo Presidente del Consiglio”.
Il cambio di stile, almeno da una rilevazione a campione, è evidente: l’ultimo comunicato della Presidenza del Consiglio che aveva conquistato gli onori delle cronache portava la data del 24 marzo 2011, e rassicurava gli italiani su ben altre questioni: “Il resoconto fornito da alcune agenzie di stampa in merito alla cena di ieri sera del Presidente Berlusconi con il gruppo dei Responsabili è ricco di fantasie e imprecisioni. In particolare, il Presidente non ha cantato alcuna canzone”.
Monti, invece, riporta con ostentata pedanteria durata della cena, qualifica e caratteristiche salienti degli ospiti, responsabilità di ogni singolo onere della serata, arrivando a paventare un consumo di energia elettrica, gas e acqua corrente superiore al consueto per il suo appartamento di servizio.
A margine di quest’episodio, due questioni sembrano essere di grande interesse. La prima: questo comunicato, di per sé burocratico e asettico come ci si sarebbe aspettati da un’amministrazione pubblica non contaminata dalla logica dello spettacolo, avrebbe assunto una simile rilevanza, arrivando ad assurgere a simbolo della svolta comunicativa di Monti, se non avesse richiamato per contrasto le comunicazioni del governo precedente? La seconda: posto che la normalità diviene, che si tratti o meno di un’operazione intenzionale, un’eccezionale arma contro la politica-spettacolo, basterà nel medio, se non nel lungo, periodo a garantire a Monti quel consenso che le misure anticrisi stanno rapidamente erodendo e che a un governo, seppur tecnico, serve per non esser posto sotto scacco dalle forze politiche all’opposizione (che è poi in questo caso specifico molto numerosa)?
Chi scrive ha apprezzato la “svolta comunicativa”. Ha constatato l’eccesso di zelo nel descrivere ogni singolo dettaglio. E infine è stato colto da un singolare parallelismo. Fra il passaggio che recita “Gli acquisti sono stati effettuati dalla signora Monti a proprie spese presso alcuni negozi siti in Piazza Santa Emerenziana (tortellini e dolce) e in via Cola di Rienzo (cotechino e lenticchie)” e un celebre scambio di battute cinematografico: “FURIO: A proposito il prosciutto dove l’hai preso? Da Luciano o da Gino? MAGDA (con l’espressione rassegnata di chi sa di dare la risposta sbagliata) … Luciano. FURIO: La prossima volta, scusa, prendilo da Gino. A parte il fatto che il taglio è migliore, mappoi il prosciutto di Gino ci ha tutto un altro sapore rispetto a quello di Luciano, scusa… eh?”.
Gli Sgommati ci avevano già pensato. Chissà che Monti non stia meditando di fare di questo parallelismo assai poco istituzionale un’arma comunicativa pari al rimando immaginario allo spaccone italico à la Sordi che ha dominato la scena politica della nostra Seconda Repubblica.