Silvio ciao

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L’unico dato certo che è fuoriuscito dalle Amministrative che si sono svolte negli scorsi giorni nel Belpaese sembra essere che il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha sostanzialmente perso. Se Torino e Bologna restano feudi “rossi”, il primo con Piero Fassino (che succede all'altro pidino Sergio Chiamparino), il secondo con Virginio Merola (che riporta la calma dopo lo scandalo "Cinzia-gate" che ha travolto l'ex sindaco del Pd, Flavio Delbono, e che lo ha portato alle dimissioni nel gennaio del 2010) i risultati eccezionali si registrano a Milano, capitale economica della penisola, e a Napoli, capitale del Mezzogiorno.

C'è chi parla di "sorpresa" (il Corriere della Sera e Il Foglio) e chi di "svolta" (Il Messaggero), ma tutte le prime pagine del 17 maggio si concentrano sulla debacle del presidente del Consiglio nel suo regno, Milano. Alessandro Sallusti, dalle pagine de Il Giornale, prova a difendere il Premier, parlando di "brutta aria" e del prezzo "personalmente pagato da Berlusconi da un anno di massacro mediatico". Il resto delle testate nazionali non la pensa allo stesso modo e ci va giù duro con titoli ben assestati: "Milano, la sconfitta di Berlusconi" (la Repubblica), "Milano choc per Berlusconi" (La Stampa), "Berluscrac" (Il Fatto Quotidiano), "Milano tradisce Berlusconi" (Il Secolo XIX) e "Silvio Ko" (Il Riformista).

Ancora peggio va negli editoriali. Per Massimo Franco (Corriere della Sera) "il ballottaggio a Milano umilia non tanto Letizia Moratti, ma Silvio Berlusconi, che chiedeva un referendum su se stesso e sul governo e riceve uno schiaffo personale e politico". Dello stesso avviso è Giovanni Sabbatucci (Il Messaggero) che definisce "una sconfitta secca" quella rimediata dal Cavaliere nelle comunali della città meneghina, che non può avere carattere parziale "dal momento che lui stesso gli ha attribuito il peso e il significato di un'ordalia, lui stesso ha deciso di alzare il livello dello scontro per giocarsi le sue chance di durata su un territorio che riteneva favorevole". Sempre di "schiaffo" parlano sia Giuseppe Berta ("Lo schiaffo del nord alle false promesse", Il Secolo XIX) sia Marcello Del Bosco ("Schiaffo al governo", Il Riformista), mentre Massimo Giannini (la Repubblica) richiama l'attenzione su "Un'altra Italia" che si ribella alla "favola del berlusconismo che cade sotto i colpi della nuda verità, (giacché, ndr) il voto di tredicimilioni di italiani dimostra che la sua (del Premier, ndr) parabola politica non è un 'destino ineluttabile' e nemmeno una 'biografia della nazione'".

Nel capoluogo lombardo, Giuliano Pisapia, candidato sindaco del centrosinistra nonostante l’iniziale esitazione del Pd, costringe al ballottaggio il sindaco uscente Letizia Moratti, soldato fedele del Cavaliere. Pisapia, fortemente voluto da Nichi Vendola, col suo 48% stacca di 6 punti percentuali la Moratti. Inoltre, Berlusconi, che, sull’onda dell’entusiasmo per il 18° scudetto vinto dal suo Milan, dal palco del Teatro Nuovo di Milano galvanizzava i suoi fan promettendo più delle 53.000 preferenze da lui conquistate nelle scorse comunali, non ne ottiene nemmeno 28mila. Non può essere felice nemmeno il suo clone in piccolo, Roberto Lassini, l’uomo dei manifesti anti-pm che voleva dimettersi, ma che poi non l’ha fatto (appoggiato dal Capo), poiché non ottiene neppure 900 voti. Sbagliata la campagna anti magistratura condotta dal Capo del Governo e i toni esasperati della Moratti contro il suo avversario politico, a discapito di una discussione sui veri temi territoriali? Il primo cittadino uscente, commentando a caldo l'esito delle elezioni, ha parlato di "segnale forte da dover cogliere. Da Milano deve ripartire una fase nuova della politica del centrodestra in grado di riaggregare tutte le forze realmente moderate della nostra città". Probabilmente, anche l'ex ministro dell'Istruzione ha capito di aver esagerato. La Lega, intanto, fa sapere che desidera fare una pausa di riflessione e che non è disposta ad "affondare con il Pdl" - parola di Umberto Bossi.

A Napoli, invece, il premier ha perso una battaglia che sembrava ancor più semplice, poiché il suo Giovanni Lettieri ha sfiorato soltanto la soglia del 40%, incalzato dallo stupefacente Luigi De Magistris che, nonostante corresse da solo, ha ottenuto quasi il 28% delle preferenze, circa 10 punti percentuali in più del candidato sindaco del Pd Mario Morcone. Il partito guidato da Bersani, infatti, nonostante il fallimento degradante del bassolinismo e la ignominiosa questione delle primarie partenopee, ha schierato un proprio candidato, una decisione ben lontana dall'idea di rinnovamento sostenuta dall'eurodeputato dell'Italia dei Valori. Sull'altro fronte, non sono bastate per il Pdl né la solita carta dell’esercito netturbino calata all'ultimo istante né la scissione dell’opposizione, giacché i napoletani vogliono una svolta e lo hanno dimostrato.

Da evidenziare il 9,5 % dei voti ottenuto dal “Movimento 5 stelle” a Bologna. L’esito dei ballottaggi resta incerto, stando al libero arbitrio lasciato ai propri elettori dal Terzo Polo e dai Grillini. Tuttavia, ci si augura che i due partiti di massa facciano una profonda riflessione. Se è vero che, con questo voto, gli italiani hanno dimostrato una volontà diversa dalla bolla del berlusconismo in cui sono rinchiusi degli ultimi vent’anni, è anche vero che il Partito Democratico continua a non comprendere le esigenze dell'elettorato che, da Nord a Sud, vorrebbe qualcuno che parla dei problemi reali e che scenda per le strade, tra la gente qualunque.

di Gaetano Pepe