Note a margine del videomessaggio di Fini

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Eludendo qualsiasi considerazione di natura politica e, quindi, prescindendo dal contenuto, il videomessaggio del presidente Fini risulta ugualmente importante per un’analisi di tipo comunicativo.

Sono almeno due, infatti, le riflessioni che si impongono. Innanzi tutto, è stato perlomeno curioso assistere alla “trasformazione” dello schermo televisivo in quello di un computer. Il Tg3, ad esempio, essendo per fascia oraria di programmazione tra i primi a dare notizia delle parole di Fini, ha mostrato la pagina web de laRepubblica on line dove, a sinistra, veniva riprodotto intervento del Presidente della Camera. Per molti italiani, seppur internauti, questo è stato l’unico modo di visionare il video, poiché la Rete è andata in tilt per l’alto numero di accessi.

In secondo luogo, Fini con questa mossa ha mostrato come, anche dal punto di vista comunicativo (e non solo politico) intenda tenere testa a Berlusconi, ponendosi sullo stesso piano. Se, infatti, il Cavaliere ha ormai abituato la platea di telespettatori e di elettori ai messaggi in video per comunicare e chiarire le proprie posizioni (messaggi anche in questo caso ripresi, totalmente o in parte, dai telegiornali nazionali), il resto della classe politica non si è mai avvalsa in maniera così sistematica di questa possibilità. Appare evidente come ciò imponga una riflessione sullo stato della comunicazione politica e sul rapporto tra “vecchi” e “nuovi” media. Internet rappresenta realmente un ampliamento della democrazia, rendendo più libero ed egalitario l’accesso alla comunicazione, o è comunque la politica a dettare modi, attori e temi della comunicazione? E ancora, esistono i “nuovi” media in forma autonoma e specifica (come mezzi e come luoghi) o sono solo tecnologie più avanzate della “tradizionale” comunicazione, contenitori vuoti plasmati dalla’attività umana e modellati dall’impiego sociale?

di Patrizia Laurano